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Il rischio di non rischiare

Dove la competenza incontra la natura

di Danilo Repetto

In una società che potremmo definire “securitaria”, ovvero dove tutto deve essere ponderato, pianificato, calcolato e assoggettato a norme e regolamenti, lo Scoutismo è forse uno degli ultimi baluardi di libertà. La libertà di accettare e conoscere il rischio di quello che decidiamo di fare o delle scelte che decidiamo di intraprendere. Il rischio (non il pericolo) è forse l’essenza del messaggio Scout: essere preparati (competenti) per attenuare i rischi e, di conseguenza, portarci ad una quota sicura rispetto al pericolo.
La competenza allora, se opportunamente allenata e nutrita, diventa la chiave del nostro metodo educativo, ci fa prendere coscienza vera dei rischi che possiamo incontrare sia sotto l’aspetto meramente tecnico (attività ad hoc, montagna, natura) sia sotto quello relativo alla nostra vita lavorativa e alla nostra vita in generale e ci dà gli strumenti per affrontarli. Come allenare e nutrire dunque le nostre competenze? Occorre forse fare un piccolo flash back e ritornare ad una dimensione che oggi, forse, molti hanno dimenticato: quella della curiosità. La curiosità verso la vita, verso le tecniche, verso la natura è la molla che fa scattare in noi la voglia di diventare più competenti in determinati ambiti e, se ci pensiamo bene, è la molla che spinge all’avventura. Lo Scoutismo ha due grandissimi vantaggi rispetto ad altri seppur nobili metodi educativi o modelli di vita: vivere la maggior parte delle esperienze a contatto con la natura e non considerare il fallimento come una debolezza.
La natura, elemento di per sé imprevedibile e ingestibile, è una vera palestra di competenza, di rischio e di fallimento. In parole forse più semplici ogni volta che affrontiamo situazioni o scelte per le quali non siamo preparati emergono le nostre debolezze fisiche, tecniche e psicologiche. Questo può essere riportato anche al di fuori da un contesto di natura o outdoor puro, basti pensare alle situazioni nelle quali ci siamo resi conto di non avere competenze, strumenti o SKILLS per poterle affrontare più o meno serenamente, che siano sul lavoro o nello studio. Lo Scoutismo, “anche “attraverso le attività in ambiente ci permette di uscire dalla nostra zona comfort, ci permette di prendere coscienza delle nostre carenze pratiche, fisiche e psicologiche e, scusate se è poco, ci permette di acquisirle. Multinazionali affermate, esperti di team building, fanno (con metodi diversi, costi esorbitanti e con l’utilizzo di esperti di alto profilo) quello che noi facciamo (o dovremmo fare) iniziando dalla branca L/C: incontrare un problema-acquisire gli strumenti per risolverlo-risolverlo.
La competenza allora non sarà più un brevetto che indica quanto tizio è bravo fare qualcosa ma un indicatore di quanto tizio sia capace a riconoscere il rischio ( fallimento, mancanza di risorse) sia in grado di acquisire gli strumenti per affrontarlo (tecniche, studio..) e infine immagazzini l’esperienza per utilizzarla quando e se ne presenterà l’occasione o, più realistico, sia pronto ad affrontare sempre nuove situazioni anche al di fuori della propria zona comfort con intelligenza, esperienza e capacità.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una progressiva decadenza, o meglio, acquiescenza, circa la figura dell’Uomo dei Boschi in favore di figure più “moderne” come il Buon Cittadino, il Cittadino Consapevole etc. Come se la prima fosse in antitesi con le altre. A guardare bene e a voler sposare in toto un articolo di Piero Gavinelli di qualche anno fa una non esclude le altre anzi, è attraverso l’Uomo dei Boschi che diventiamo Buoni Cittadini, Uomini consapevoli etc. Attraverso il confronto con noi stessi, con le nostre debolezze e le nostre forze, in un ambiente vero come la natura, impariamo a fare scelte consapevoli, giuste, impariamo a parlare di concretezza e ad agire in prima persona. Il Buon Cittadino dovrebbe avere anche le qualità morali e pratiche dell’Uomo dei Boschi per provare a lasciare il mondo leggermente migliore. Si parla di AGIRE, di FARE, di essere ATTIVI (in vari ambiti) ma per poterlo essere realmente bisogna essere per forza capaci/competenti, e bisogna iniziare dalle cose semplici, ritornare a guardare quello che abbiamo intorno, uscire dalle sedi, dalle assemblee, dai consigli e tornare di più in mezzo agli alberi. Potremmo però scoprire di averne perso un po’ le capacità o la predisposizione o lo stimolo ma, allo stesso tempo, rischieremmo di tornare ad una dimensione di Scoutismo e di competenza più vero, rischieremmo di far vivere ai nostri ragazzi lo Scouting e la vita all’aria aperta come esperienze di vita. Vale la pena rischiare.

Danilo Repetto si occupa di alpinismo, speleologia, torrentismo ed esplorazione…fa parte del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico come Tecnico/Soccorritore presso il quale è stato Responsabile Operativo regionale. Formatore nei CFM L/C ed E/G e CAM di Area, ha collaborato a vario titolo in eventi Nazionali AGESCI (Roverway, Macramè, Campo Nazionale E/G).

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