“Insegnare ai bambini a diventare uomini, insegnando agli uomini a ritornare bambini”.
Così sintetizzava la vocazione dello scautismo il venerabile Jacques Sevin, S.J.
E’ da cento anni che uomini e donne – capi – insegnano ai bambini a diventare uomini e donne trovando la bellezza del proprio servizio nell’imparare donando ovvero, ritornando ad essere bambini. Dopo cento anni di giochi, avventure e servizio possiamo dire che lo scautismo cattolico in Italia è stato proprio un dono offerto a questo secolo.
Un’esperienza vissuta da laici, ben consapevoli della responsabilità di dover educare con un metodo dalle profonde radici religiose, ma per sua natura aperto all’universalità e alla mescolanza delle esperienze culturali etniche e religiose.
A distanza di 100 anni possiamo dire che quelle intuizioni sono risultate profetiche. La nostra Chiesa con Papa Francesco ci invita a costruire ponti e non ad erigere muri, ci invita a dare speranza e fiducia alle giovani generazioni e non incutere paura e terrore.
L’appartenenza alla Chiesa cattolica è per lo scautismo un moltiplicatore di opportunità offerte alle giovani generazioni per fare esperienze di vita, di contatto con gli altri e con il creato, esperienze di bellezza che aiutano a divenire pienamente uomini e donne, ovvero come Dio ci ha creati.
Come ha ricordato Benedetto XVI nel 2007, in occasione del centenario del movimento scout:
«Da un secolo attraverso il gioco, l’azione, l’avventura, il contatto con la natura, la vita di squadra e il servizio agli altri, una formazione integrale della persona umana è offerta a tutti coloro che aderiscono allo scautismo. Fecondato dal Vangelo, lo scautismo è non soltanto un luogo di vera crescita umana, ma anche il luogo di una proposta cristiana forte e di una vera maturazione spirituale e morale, così come è un autentico cammino di santità.
Sarà peraltro bene ricordarsi che, come sottolineava Padre Jacques Sevin, S.J., fondatore dello scautismo cattolico, “la santità non è prerogativa esclusiva di alcun tempo né di alcuna uniforme particolare”. Il senso delle proprie responsabilità, che la pedagogia scout risveglia, conduce a una vita nella carità e al desiderio di mettersi al servizio del proprio prossimo, a immagine del Cristo servitore, appoggiandosi sulla grazia che il Cristo stesso dona, in particolare attraverso i sacramenti dell’Eucaristia e del Perdono».
Oggi, dopo cento anni di esperienza dello scautismo cattolico, abbiamo ancora più responsabilità di allora, sentiamo il peso di tramandare questo metodo e questa felice intuizione, di accompagnare attraverso lo scautismo i bambini, i ragazzi e i giovani all’incontro concreto con Gesù.
Questa è la nostra promessa che insieme a tutti i lupetti, le coccinelle, gli esploratori, le guide, i rover, le scolte e a tutti i capi vogliamo fare.
Rosanna Birollo Capo Guida, Ferri Cormio Capo Scout, Padre Davide Brasca Assistente generale Agesci
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