A Bordighera inaugurata la Fontana di Dodò, simbolo di lotta alla mafia

Domenica 1 dicembre è stata inaugurata la “Fontana di Dodò” nelle ville confiscate alla criminalità organizzata in via Cornice dei Due Golfi, 138, a Bordighera alla presenza dei genitori di Domenico Gabriele, Giovanni e Francesca.

Domenico, per tutti Dodò, aveva solo 11 anni e stava giocando a calcio, la sua passione. Era la sera del 25 giugno del 2009, nella periferia nord di Crotone, e due sicari, mandati per ammazzare Gabriele Marrazzo, emergente della mala locale, spararono all’impazzata. Colpirono Marrazzo, che morì sul colpo, ma anche altre nove persone, tra cui il piccolo Dodò. Il bambino venne trasportato d’urgenza in ospedale, operato più volte, nel tentativo disperato di salvargli la vita, ma tutto fu inutile. Dopo tre mesi di calvario, Dodò morì. Era soltanto un bambino.

La fontana è stata restaurata grazie al contributo dei volontari del “Campo E!state Liberi” e dei gruppi scout Tabya 100 di Taggia e del Costa Balene 1 di Santo Stefano. Tra gli ospiti Rocco Mangiardi, testimone di giustizia che ebbe la forza di opporsi ai mafiosi che gli chiedevano di pagare il pizzo. E ancora: Lorenzo Sanua, figlio di Pietro Sanua vittima innocente di mafia e Luca Traversa, sostituto procuratore presso il tribunale di Savona.

Un momento importante per i ragazzi ma soprattutto per il territorio. Questa fontana da oggi è un simbolo di lotta contro la mafia e di riscatto per le sue vittime.

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